Trattato di Versailles: la fine della Prima Guerra Mondiale

Era il 28 Giugno 1919, esattamente 102 anni fa, quando i rappresentanti di ben 44 Stati di tutto il mondo si trovarono seduti allo stesso tavolo, quello della Galleria degli Specchi del Palazzo di Versailles in Francia per sottoscrivere, nel contesto della Conferenza di Pace di Parigi, un trattato di pace che poneva fine alle ostilità della Prima Guerra Mondiale; era il primo vero e grande accordo di pace nel mondo, ma in effetti alla fine qualche problemino lo creò ugualmente.

L’accordo aveva innanzitutto l’obbiettivo di tracciare bene le linee geografiche di tutta Europa dopo l’espansione tedesca e l’annessione all’Impero Coloniale di vari stati limitrofi, in secondo luogo si proponeva di mettere sul tavolo tutti i conti delle ‘riparazioni post-guerra’ che qualcuno doveva pur pagare, ed inoltre si parlava anche di restrizioni al riarmo nei confronti di qualcuno che aveva già causato molti danni; questo ‘qualcuno era la Germania.

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Le richieste di Francia e Regno Unito

In effetti una delle nazioni che uscì maggiormente danneggiata dalle conseguenze della Prima Guerra Mondiale fu la Francia; gran parte delle battaglie più dure ebbero luogo proprio in suolo francese e la nazione era praticamente in rovina, con edifici storici, strade, ponti e monumenti totalmente distrutti. L’allora Presidente del Consiglio francese Georges Clemenceauchiese ufficialmente alla Germania il risarcimento per le circa 750.000 case e 23.000 fabbriche distrutte, e non solo; lo statista francese voleva anche assicurarsi che in futuro non ci sarebbero stati nuovi attacchi tedeschi verso il suo paese.

La Gran Bretagna non aveva nulla a che vedere né con i territori, ne con i danni, in quanto la nazione non era stata invasa dai tedeschi come invece era avvenuto in Francia; gli inglesi avevano però subito ingenti perdite di soldati morti al fronte, ed il Primo Ministro del Regno Unito David Lloyd Georgechiedeva a gran voce severe punizioni per la Germania. Le tensioni a livello mondiale erano comunque ancora abbastanza alte, e si cercò quindi, nell’ottica di una indennizzazione da riconoscere alle nazioni maggiormente danneggiate, anche di far si che il denaro pagato per ricostruire non finisse invece per finanziare un eventuale riarmo.

Contenuti del Trattato di Versailles

Il trattato in sé era composto in più parti, ed ogni parte era relativa ad un contenuto in particolare; c’era una sezione in cui si parlava esclusivamente di ripristino dei confini territoriali della Germania, un’altra in cui si discuteva su come smantellare definitivamente l’Impero Coloniale tedesco, un’altra ancora che invece affrontava il tema degli indennizzi economici di cui la Germania doveva farsi carico, delle restrizioni al riarmo nei suoi confronti, del rilascio dei prigionieri di guerra. Dopo Versailles la Germania entrò ovviamente in un periodo buio, sia economicamente che a livello di confini geografici; la somma fissata come indennizzo da versare per le ‘riparazioni di guerra’ fu di 132 miliardi di Marchi d’oro, un numero che risultò essere molto più alto di quello che la stessa Germania si aspettava, ma la cifra comprendeva in un certo senso anche una sorta di ‘sanzione aggiuntiva’ che gli alleati volevano appioppare ai tedeschi come punizione esemplare e castigo per tutti i disastri che avevano causato.

Sotto il punto di vista territoriale e del nuovo tracciamento dei confini geografici, la Germania dovette: restituire l’Alsazia-Lorena alla Francia, la regione dello Schleswig alla Danimarca, la Prussia, la Slesia e la città di Danzica alla Polonia, e questo solo per quanto riguarda gli ambiti europei; nel disegno di ‘smantellamento dell’Impero Coloniale’ tedesco fu inoltre imposto ai panzer di cedere le loro colonie in Camerun, Ruanda-Urundi, Africa Sud Occidentale, Africa Orientale, e nei territori di Kionga, e di cedere inoltre all’Asia il controllo delle Isole Samoa e della Nuova Guinea.

L’Italia e la ‘vittoria mutilata’

Anche l’Italia aveva subito danni, magari non così gravi come quelli subiti dalla Francia, ma comunque li subì, ed alla fine si alzò dal tavolo di Versailles dopo aver ottenuto il Trentino Alto Adige, la Venezia Giulia, Trieste e l’Istria; il fatto che la città di Fiume, le coste della Dalmazia, la città di Zara ed alcune piccole isole della Jugoslavia fossero state escluse dalla lista, suscitò molta indignazione e malcontento tra gli italiani; si creò dunque il mito della vittoria mutilata, nel senso che non andò proprio come tutti si aspettavano.

Il sessantenne docente di storia Alessandro Barbero sostiene invece che quello della vittoria mutilata sia stato solo un falso mito, o meglio un pretesto per poter in seguito continuare a rivendicare il possesso di quei territori; ‘abbiamo vinto la guerra ma non vogliono riconoscerci quello che ci spetta’, era in un certo senso così che si sentivano gli italiani dopo la pace di Versailles, ma in effetti non era vero. L’Italia ha avuto tutto quello che aveva chiesto già al momento del suo ingresso in guerra, e le città di Zara e Fiume non facevano parte di tali richieste